Alla fine del 1200 la famiglia Giusti si trasferì dalla Toscana a Verona per sviluppare l’industria della tintura della lana, prima fonte di ricchezza della città scaligera. Nel 1406 Provolo Giusti acquistò un’area contigua all’antica via Postumia, principale asse viario est-ovest della pianura padana. In quest’area, lungo le antiche mura della città, la famiglia Giusti per due secoli utilizzò gli spazi dell’attuale giardino per far bollire i calderoni in cui la lana veniva trattata e per stendere ad asciugare i panni.
Nel corso del XVI secolo quello che era in origine un insediamento produttivo venne convertito in un palazzo di rappresentanza nello stile del Sanmicheli, completato da un giardino formale con bossi, cipressi, fontane e grotte, secondo la moda del tempo. Principale artefice del giardino e del palazzo fu Agostino Giusti (1548/1615), uomo colto, appassionato di musica e di pittura, in contatto con i Medici e gli Asburgo, nonché fiduciario dei Veneziani.
L’accorpamento di vari piccoli fabbricati usati per l’attività laniera dette origine all’attuale palazzo, con due corpi laterali separati da una lunga facciata sulla via e un grande salone di rappresentanza. L’atrio d’ingresso presenta un portico a sei arcate aperte sul cortile d’onore. Oltre il cancello si intravede il lungo viale di cipressi che termina nella grotta e il mascherone scolpito nella rupe. Il Giardino Giusti richiamava molti elementi dei giardini medicei, punto di riferimento estetico delle élites colte dell’epoca.
Con il diffondersi in Europa del Grand Tour il Giardino Giusti divenne una tappa obbligata di tutti i grandi viaggiatori di passaggio per Verona - poeti, artisti, teste coronate - quali Cosimo III, Charles de Brosses, Mozart, Goethe, Addison, Evelvyn, Ruskin, l’Imperatore Giuseppe II, il Re Carlo Felice di Sardegna e lo Zar Alessandro di Russia.Il Giardino, tuttora in restauro, è mantenuto all’antica, con la semplicità dei giardini del tempo passato che privilegiavano l’architettura, la mitologia e i legami con il mondo classico, con pochi fiori, pochi cespugli e alberi esotici. Oggi vi si nota ancora la presenza di tutti gli elementi di moda nei giardini del Cinquecento: vasi con agrumi, statue mitologiche, fontane, cedraia, grotte, mascheroni, reperti romani e padiglioni per sostare e ammirare il panorama.
Il giardino di pianura, ripartito in nove quadrati, è diviso in stanze simmetriche, dominate da aiuole di bosso e statue mitologiche di Diana, Venere, Atlante, Apollo, Adone. L’asse principale è il viale di cipressi che porta alla grotta e al mascherone lasciando alla sua destra il labirinto e alla sua sinistra il parterre all’italiana, il giardino di agrumi e la cosiddetta “vaseria”. Questa sezione del giardino, squadrata e rigorosa, richiama l’intervento architettonico dell’uomo, l’ordine e la simmetria.
La sezione boscosa del giardino è invece concepita per stupire il visitatore che percorre all’ombra i viottoli in salita. La rupe, la grotta, il gioco delle ombre e delle luci e le prospettive sono create artificialmente per generare ammirazione, stupore e meraviglia. Una scala segreta in una torretta scavata nella roccia conduce della parte alta del giardino. Dal belvedere ricavato sopra la testa del mascherone si può godere uno dei più famosi panorami della città di Verona.
Lo Zar di Russia visitò il giardino “en privé”
Il penultimo Granduca di Toscana
Imperatore del Sacro Romano Impero
Visitò il Giardino nel suo viaggio in Italia nel 1769
Conte di Tournay, magistrato, filosofo, linguista e politico francese.
“Italienische Reise” scrisse a lungo sul cipresso oggi ancora in vita”
Uno dei “grandi medici” inglesi.
Re di Sardegna e Duca di Savoia