L'infilata delle sale affacciate sulla strada si conclude con la Sala da pranzo, frutto degli interventi di restauro condotti nel 1954 su incarico dei coniugi Farina dall'ingegnere Cesare Benciolini (1894-1977). Le pareti sono decorate da tre grandi vedute dipinte a tempera, ispirate a incisioni ottocentesche di panorami di Verona ripresi dal giardino superiore. Autore il pittore Orazio Pigato, originario di Reggio Calabria (1896-1966).

Il nome di questa sala deriva dal curioso salotto dei primi del XX secolo con il motive ricorrente del ferro di cavallo, proveniente dalla villa dei conti Cittadella, detta la Bolzonella, nei pressi di Cittadella in provincia di Padova. Da notare sopra il divano la composizione di ritratti di membri della famiglia Cittadella.

Nella camera da letto trionfa nell'alcova, realizzata nel 1954 su disegno dell'ingegnere Cesare Benciolini, un importante letto impero a baldacchino. Sul soffitto è affrescata l'allegoria del Trionfo del Tempo e della Verità, sempre opera di Francesco Lorenzi.

In questa sala sono conservati i frammenti antichi (di scavo, medioevali, rinascimentali, falsi d'epoca) provenienti dalla collezione del senatore veneziano N.H. Girolamo Ascanio Molin dal Molin de Oro (1738-1814), patrizio veneto, la cui figlia Paolina aveva sposato nel 1801 Carlo Giuseppe Giusti. Questa è una delle stanze che risentono maggiormente degli interventi di abbellimento condotti a partire dal 1926 da Giovanni Giusti e dalla moglie Eleonora Albertini. Infatti è in quell'anno che la coppia eredita il palazzo con il giardino dal cugino Vettor Giusti (1855-1926), senatore del Regno d'Italia dal 1914 e sindaco di Padova negli anni 1890-1893 e 1897-1899. Nella villa del senatore Vettor Giusti a Mandria, presso Padova, fu firmato il 3 novembre 1918 l'armistizio tra Italia e Austria-Ungheria.

All'epoca di Agostino Giusti (1546-1615) risalgono i soffitti a travature di questa sala, detta Sala del Camino, e della contigua Sala delle Pietre che affaccia sul giardino. A Giovanni ed Eleonora Giusti si deve la nuova decorazione delle travature cinquecentesche e le fasce decorative dipinte nel 1926. Da notare nella fascia i due stemmi Giusti, quello antico con la testa di fanciullo e quello attuate dove la testa di fanciullo è inquartata con l'aquila asburgica dell'imperatore Rodolfo II. Gli altri due stemmi sono quelli di Eleonora Albertini e di Lucia Cittadella, rispettivamente moglie e madre di Giovanni Giusti. Il camino cinquecentesco è stato qui collocato sempre nel 1926. Dei quattro busti da notare quello in marmo di Carrara di un senatore veneziano, probabilmente un Molin, da attribuirsi allo scultore apuano operante a Venezia, Danese Cattaneo (1512-1572) e la bella allegoria femminile in marmo data al veneziano Giovanni Bonazza (1654-1736). Mentre i due busti cinquecenteschi di Diana e Apollo, in gesso con lumeggiature dorate, forse facevano parte della collezione di Agostino Giusti.

Di impianto ottocentesco è il Salotto rosso, così detto per la tappezzeria in stoffa rossa a cineserie con il grande divano ad angolo capitonné. Questo era il salotto di Eleonora Giusti Albertini, l'ultima a risiedere nel palazzo.